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IL GATTO SIMBA

Un giorno d’inverno sono andata in montagna a fare una passeggiata e ad un tratto ho


sentito un miagolio provenire da lontano. Ho visto che c’era un gattino sulla neve che si
avvicinava. Io l’ho preso in braccio per tenerlo un po’ al caldo.
Sono entrata in casa e la mamma mi ha detto di avvolgerlo in una coperta e sistemarlo
davanti al caminetto. Io gli stavo accanto e lo accarezzavo.
La sua pelliccia era dello stesso colore della montagna, marroncino con sfumature bianche,
folta e morbida, il suo nasino era bagnato e di un rosa chiaro.
Ad un certo punto scese dal divano e andò dalla mamma, che stava lavorando a maglia, a
giocare con i gomitoli di lana. Chiesi alla mamma se potevamo tenerlo e lei mi rispose di sì.
Il giorno seguente andammo a comprare tutto quello che serviva al micino.
Quando tornammo a casa gli demmo subito da mangiare. Finché si gustava il suo pasto
osservavo le sue orecchie appuntite all’insù e la coda, lunga e folta, che si muoveva di qua
e di là.
Di sera era abituato a fare un giretto fuori, sotto la luna, prima di andare a dormire e io lo
fissavo sempre. Quando lui si accorgeva di me, mi guardava con i suoi occhietti gialli e
lucenti.
Il suo nome è Simba perché ha delle strisce scure, come quelle delle tigri.
Simba è molto vivace e giocherellone. A me piace molto giocare con Simba perché mi fa
sempre gli scherzetti: quando ho un gomitolo di lana, lui parte a tutta birra verso di me
per prenderlo. Io voglio un gran bene al mio micio.
Ricordo che un giorno mi è saltato incontro per farmi festa, perché ero stata via tutta la
settimana. Sfortunatamente il mio papà non lo voleva in casa, perché un giorno l’ha trovato
dentro il suo armadio che aveva graffiato tutti i vestiti.
Penso che al mondo non esista un gattino più bello di Simba e ora sono contenta perché
sono riuscita a convincere il mio papà a tenerlo in casa!

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