Il Fedro di Platone |
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02-11-2016
Why did Plato choose to write philosophical texts, while criticizing written communication? Such a question has received two different answers: some scholars believe that the "true" philosophy of Plato was unwritten and esoteric, while some others are convinced that in Plato's view knowledge is not a collection of information, but an endless critical process. In both cases, we have to deal with a deeper question: if knowledge is either esoteric or unspeakable, how is it possible to produce a meaningful philosophical speech?
Perché Platone produce testi scritti, pur criticando la scrittura nel dialogo Fedro e altrove? La tradizione interpretativa offre due risposte concorrenti:
La prima soluzione viene sostenuta dalla cosiddetta scuola di Tübingen, divulgata in Italia da Giovanni Reale; la seconda soluzione risale al padre degli studi platonici contemporanei, il filosofo e teologo tedesco Schleiermacher.
Qualsiasi sia la nostra posizione, dobbiamo però interrogarci sul valore del discorso filosofico, che vorrebbe produrre un sapere indipendente da fini particolari volto alla comprensione dell'universale. Se esso fosse esoterico, o non comunicabile, ogni argomentazione filosofica espressa si ridurrebbe a retorica o a chiacchiera. Il mondo umano, non potendo confrontarsi con la ragione, sarebbe guidato esclusivamente dalla passione (eros) e dalla manipolazione comunicativa (retorica). Non a caso questi sono i principali temi del Fedro.
In italiano "amore" ha uno spettro semantico, cioè un'area di significati possibili, molto più ampio del greco eros. Per esempio noi parliamo dell'amore fraterno e dell'amore sessuale usando la stessa parola. Un greco, di contro, avrebbe preferibilmente designato l'amore fraterno come philia. Questo termine si traduce normalmente con amicizia, ma ha un significato più ampio; esso indica l'affezione per un familiare, un amico o un concittadino: un legame che può essere profondissimo, ma che non comporta di per sé il coinvolgimento passionale che è caratteristico dell'eros. L'Antigone di Sofocle rischia la vita per "amore" del fratello morto, che seppellisce contro le leggi della città: ma mentre a noi viene naturale dire "amore", Sofocle dice philia. Per esempio nel celebre verso 523, Antigone si dice nata per condividere philia (symphilein) e non odio, entro un colloquio dedicato proprio alla philia per la famiglia e per la città. Eros è amore sessuale, ma non solo: forse la parola più adatta per tradurlo è "passione". Il termine eros viene usata, nella Repubblica (485b, 573a ss), sia a proposito dei tiranni sia a proposito dei filosofi. Entrambi sono dominati dall'eros, cioè da una passione che governa interamente il loro animo: gli uni per il potere, gli altri per la conoscenza.
Nel mondo di Platone, il luogo sociale dell'eros non era la famiglia, che era letteralmente un'organizzazione economica, di natura schiavista e patriarcale. I matrimoni erano combinati, per motivi di economia; le donne, oltre ad avere uno status giuridico di minori perenni, erano segregate. Per i familiari, il sentimento appropriato, in questa prospettiva, era la philia, che è anche il legame che unisce i compagni in una impresa comune. Passioni coinvolgenti e totalizzanti si potevano avere altrove, nella vita della comunità: per esempio per i ragazzini liberi sulla soglia della pubertà - questi legami omoerotici fra un ragazzo e un uomo più anziano venivano considerati un'istituzione educativa - o per il potere o per il sapere, come suggerisce Platone.
Il Fedro di Platone
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Based on a work at http://btfp.sp.unipi.it/dida/fedro