Le sanzioni economiche contro l'Italia

Per contestualizzare

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Al termine della prima guerra mondiale l’Italia riteneva di aver subito un trattamento ingiusto al tavolo delle trattative di pace: animata da un forte senso di rivalsa, tentò dunque di affermarsi nel ventennio successivo come una delle grandi potenze mondiali. A partire dagli anni Trenta la sua politica estera si fece via via più aggressiva, sfociando nell’ottobre 1935 nell’invasione dell’Etiopia; in risposta a tale atto, che non fu preceduto da alcuna dichiarazione di guerra, la Società delle nazioni, l’organizzazione internazionale sorta per prevenire nuove guerre, dispose contro l’Italia una serie di sanzioni economiche. Esse, però, non riuscirono a ridimensionare le mire espansionistiche del regime fascista: nel maggio 1936 l’Etiopia fu così conquistata e Benito Mussolini poté proclamare pubblicamente la rinascita dell’impero “sui colli fatali di Roma”. In seguito a questa impresa, inoltre, il Partito nazionale fascista raggiunse il massimo livello di consenso nel Paese.

 

Per approfondire

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Entrate in vigore il 18 novembre 1935, le sanzioni economiche vietarono il commercio con l’Italia (proibendo sia l’esportazione di prodotti italiani all’estero, sia l’importazione in Italia di materiali utili per la causa bellica) e la concessione di crediti a suo favore. Tali provvedimenti risultarono tuttavia inefficaci: da un lato alcuni Paesi membri della Società delle nazioni continuarono a rifornire l’Italia di materie prime, dall’altro le sanzioni previste non riguardarono prodotti di vitale importanza, quali l’acciaio e il carbone, che l’Italia avrebbe comunque potuto facilmente acquistare dagli Stati Uniti e dalla Germania (all’epoca non appartenenti alla Società delle nazioni). Le pur blande misure prese ai danni dell’Italia accesero invece il suo risentimento contro i Paesi sanzionatori, favorendo la mobilitazione dell’intera popolazione: grazie a iniziative varate dal regime fascista, con le quali gli italiani furono chiamati a donare allo Stato i propri oggetti d’oro, fedi nuziali comprese, si trovarono le risorse per sostenere i costi della guerra in Etiopia. Cavalcando il diffuso malcontento, Mussolini proclamò nel marzo 1936 l’autarchia economica nazionale, con la quale cercò di emancipare l’Italia dalle importazioni dall’estero: venne aumentata la produzione di grano e fu dato il via a un vasto programma di ricerca scientifica, volto a scoprire nuovi metodi di sfruttamento delle risorse presenti nella penisola o nelle colonie. Le sanzioni economiche rimasero in vigore sino al 4 luglio 1936, quando furono revocate dalla Società delle nazioni, da cui l’Italia uscì l’anno seguente.

Per riflettere

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  1. Per quali motivi la Società delle nazioni dispose le sanzioni economiche contro l’Italia?
  2. Quali effetti ebbero e perché?
  3. Come reagirono gli italiani di fronte a queste misure?