|
CENNI STORICO-URBANISTICI SULLA CITTA’ GRECA Dal VI al IV sec. a. C. le città greche, sia dell’Attica sia della Magna Grecia, sono poco più che grossi borghi agricoli . e commerciali. Il cuore della città è costituito dall' Acropoli cinta di mura, in cui sorgono vari templi, i recinti sacri e le sorgenti dedicate a qualche divinità. Sulle pendici dell' Acropoli e alla base di . essa si estende, disordinatamente, la città, irregolare, priva di una forma preordinata o di una pianta particolare. I quartieri mancano di una forma precisa, sono costituiti da un ammasso casuale di botteghe, baracche, recinti per animali, piccoli santuari, abitazioni modestissime. Le strade sono vicoli angusti, larghi abbastanza da permettere il passaggio di un uomo sull'asino e così tortuosi che, in quel dedalo di strade cieche e di vicoli murati, è difficile orientarsi. La pavimentazione non esiste, mancano le fognature ed un sistema di tubature per il trasporto dell'acqua che, assai scarsa, viene attinta dalle fontane e dalle sorgenti. Nel I sec. a. C. Dicearco, uno scrittore greco, scrive: «la strada per Atene è piacevole in quanto scorre continuamente tra campi coltivati. Ma la città è asciutta e scarsamente fornita di acqua. Le sue vie non sono che miserabili vecchi sentieri, le case, salvo poche eccezioni, deplorevoli».(MUMFORD. op. Cit.) La concezione democratica dello stato ateniese - per cui ogni cittadino libero partecipa attivamente e direttamente alla vita politica e non riconosce altra autorità tranne quella delle leggi che egli stesso elabora e dei magistrati che egli stesso elegge, - fa sì che la vita sociale e politica si svolga tutta all'aria aperta, nell'agorà, nei tribunali, nel teatro, nei ginnasi e si riflette nella vita privata e nel tipo di . abitazioni. ABITAZIONE Manca alla città greca il palazzo, espressione tipica di governi dispotici e monarchici. Le case dei poveri e dei ricchi sorgono, lungo le viuzze, fianco a fianco e, se non fosse per le dimensioni e soprattutto per gli ambienti interni e per l'arredamento, sarebbe quasi impossibile distinguerle. Il materiale è vario. Le case più umili sono costruite con ciottoli e fango o con fango e graticci, il tetto è di stoppie. Le altre con mattoni cotti e con tetti di tegole, altre ancora hanno lo zoccolo in muratura, le mura in mattoni crudi inframmezzati e sorretti da assi di legno. La pianta della casa greca si ricollega con la tradizione micenea ed in genere mediterranea. È un'abitazione unifamiliare, intima e raccolta, di forma rettangolare, tutta rivolta verso lo spazio interno del peristilio, al quale si giunge attraverso uno stretto corridoio di accesso, il vestibolo, e sul quale si affacciano vari ambienti che da esso ricevono luce ed aria. È a uno o due piani. In quest'ultimo caso il pianoterra è riservato alla vita di rappresentanza, alle sale per gli ospiti e all' "andron", la sala più importante, dove gli uomini soggiornano, che è situato in fondo al peristilio, in asse con l'entrata, e che talvolta è preceduto da un'esedra. Il piano superiore è riservato alle donne che, in Grecia, vivono in una sorta di segregazione e non partecipano alla vita e agli svaghi degli uomini. L'ingresso è piccolo, aperto in genere su una viuzza secondaria ed è sorvegliato da un guardiano. Mancano quasi completamente le finestre. La luce viene dal peristilio di giorno; di notte l'illuminazione è assicurata da torce, candele e soprattutto lucerne, di forme e materiali vari. Si cucina in un camino che è un focolare mobile o fisso posto al centro di una camera con un buco nel tetto per il tiraggio del fumo. Non esiste presso i Greci un sistema di riscaldamento degli ambienti, usano dei bracieri. Le condizioni igieniche lasciano molto a desiderare. Sembra che mancassero latrine pubbliche e si è anche incerti circa l'esistenza di latrine private; quanto ai bagni dagli scrittori di commedie sappiamo che esistevano bagni pubblici, ma quelli privati erano una eccezione riservata ai ricchissimi. |